L'impero delle luci di René Magritte, un profondo messaggio di speranza
- Katia
- Mar 6
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“Nell’impero delle luci ho rappresentato due idee diverse, vale a dire un paesaggio notturno e un cielo come lo vediamo il giorno. Il paesaggio fa pensare alla notte e il cielo al giorno. Trovo che questa contemporaneità di giorno e notte abbia la forza di sorprendere e di incantare. Chiamo questa forza poesia” (René Magritte), ed è proprio la poesia che emerge da quest’opera di Magritte dallo stile preciso, impersonale, tipico della pittura surrealista; ed in particolare la figura retorica dell’ossimoro nell’esprimere due concetti completamente opposti fra di loro, il giorno e la notte, la luce e il buio che conferiscono al manufatto un senso di turbamento da parte di chi lo osserva.

L’empire des lumières, l’impero delle luci per l’appunto è un’opera dipinta nel 1954 che fa parte di 17 tele. Sul quadro viene raffigurata una casa con un unico lampione davanti, la luce del lampione illumina la parte sottostante di essa che presenta gli infissi chiusi e la strada di periferia, dalla parte superiore della casa vi è l’altra fonte di illuminazione proveniente dalle finestre, questa volta aperte. L’abitazione è circondata da alberi, cupi, uno di essi si eleva verso il cielo azzurro chiaro cosparso da morbide nuvole bianche, una fetta di oscurità che buca la limpidezza del giorno. Più una luce è intensa, più è profonda l’ombra che proietta. Questo può essere inteso sia in senso concreto che metaforico: nei momenti di maggiore chiarezza, si percepiscono con più forza anche le contraddizioni della vita. Magritte, con il suo accostamento paradossale, sembra suggerire proprio questo: la luce non esiste senza il buio, così come la certezza non esiste senza il dubbio. Quest’opera è appunto una danza di luci così come ci suggerisce il titolo, prevale la luce naturale del cielo, luci calde dalle finestre, e luce fredda derivante dal lampione. Ma ciò che rende la composizione unica ed immersiva è che questa restituisce tangibilità a questioni impossibili ma che sono possibili solo nella nostra mente, mettendo in discussione la percezione che abbiamo della realtà e lo fa in un modo che spiazza l’osservatore, non solo perché utilizza uno stile fotografico che conferisce veridicità all’opera, ma appunto perché mette in connessione concetti che sono in contrasto fra di loro, il paesaggio notturno che si contrappone ad un cielo diurno, il cielo stesso di un azzurro brillante quindi sereno vede la presenza di moltissime nuvole. In quest’opera emerge la solitudine, un paesaggio fermo, fatto di cose materiali, immobili, un filo di speranza proviene dalla casa, non sappiamo cosa o chi ci sia dentro, ma da essa discende una luce calda, un abbraccio avvolgente. Questo capolavoro, in maniera forte e sorprendente, mira a lanciare il pensiero oltre alla realtà visibile. Dal buio emerge sempre la luce, luce che la maggior parte delle volte viene da dentro, pronta ad illuminare tutta l’oscurità da cui siamo circondati.
KF
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