La maschera ed il volto attraverso i ritratti di Papa Innocenzo X
- Katia
- Dec 3, 2021
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"Mi domando se la persona non debba presentarsi come proprietaria di un magazzino di maschere da indossare per gli altri, sapendo che questo è un modo di rispettarli e essere per loro , non per sè stessi" (A. Pizzorno)
Con questa frase messa sulla copertina di un brillante saggio di Alessandro Pizzorno "sulla maschera", spicca in maniera efficace il rapporto che c'è tra la maschera ed il volto: il nostro viso genera delle maschere a seconda delle situazioni in cui ci troviamo e lo fa in continuazione. Il volto produce maschere, è proprietario di maschere e le tiene tutte in un "magazzino" per poi tirare fuori quella giusta al momento del bisogno.
L'individuo le utilizza per mostrarsi agli altri in un determinato modo. Non le usa per sè, sottolinea Pizzorno, ma per gli altri. Per apparire alle persone esattamente nel modo in cui loro vengono percepiti.
Ma, qual è il vero volto di un individuo?
Ciò su cui voglio soffermarmi oggi, miei cari lettori, è il ritratto della stessa persona fatto però da due artisti diversi ed in due epoche diverse.
Le opere a cui mi riferisco sono "Papa Innocenzo X" di Diego Velazquez e "Study for portrait" di Francis Bacon.

Nel ritratto di Velazquez, fatto nel 1650, troviamo appunto papa Innocenzo X con uno sguardo giudicante rivolto verso lo spettatore, il colore dominante è il rosso. Egli è un osservatore della realtà da cui è circondato, appare chiuso ed introverso ed in tal modo era visto anche dagli altri.
Quando il papa vide per la prima volta il suo ritratto si dice che esordì con un'esclamazione: "TROPPO VERO!"
Papa Innocenzo X rimase quindi stupefatto da quest'opera, troppo vivida e corrispondente alla realtà, al suo volto o alla maschera che egli indossava; una maschera autoritaria e giudicante.
Velazquez dipinge il ritratto di papa Innocenzo X così come egli si mostrava agli altri e così come lui voleva che gli altri lo vedessero.
Qui il pontefice indossa una maschera, maschera che Velazquez coglie e rappresenta; la maschera di un uomo autoritario e giudicante.
Anni e anni dopo Francis Bacon resta colpito da questo ritratto e lo riprende, lo chiama infatti "study for portrait" (studi per ritratto del 1953).

Qui il papa viene dipinto con la bocca spalancata a voler manifestare un urlo, il trono è quasi schematizzato e lui siede saldamente su di esso, lo sfondo predilige colori scuri a voler evidenziare la sua figura, con pennellate verticali di colore più chiaro. Ciò che risalta però agli occhi dell'osservatore è l'urlo.
Bacon non ha conosciuto papa Innocenzo, lo ritrae a sua volta dal ritratto di Velazquez; è rappresentata la stessa persona ma con due volti completamente differenti che quasi si contrappongono, Velazquez lo rappresenta con un volto misurante mentre Bacon lo riproduce in un urlo di disperazione, quasi a delineare una maschera dagli occhi sgranati e la bocca spalancata cristallizzata in quello che è il suo ritratto.
Il pontefice viene visto da Bacon così come lo rappresenta.
Ma qual è il vero volto di papa Innocenzo X? Nessuno.
"Questo discorso ci porta ad una questione essenziale ovvero alla questione di come possiamo conoscere o riconoscere l'essere di una persona se questa indossa una maschera. Ciò è possibile solo se pensiamo ad un discorso a ritroso che parte dalla maschera e si lega al volto. Riconosciamo l'essere di una persona dalla scelta della maschera che essa indossa, chiedendoci' perchè questa maschera invece che un'altra?', solo questo quesito può portarci a riconoscere il vero 'io' di una persona." (A.Pizzorno-Sulla maschera, Bologna, il mulino 2008 pp.19-21).
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