La musica che ci unisce.
- Katia
- May 23, 2021
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Johann Sebastian Bach diceva “La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c'è fuori”.
Ognuno di noi riesce a percepire il significato profondo di questa frase poiché, in un momento o nell'altro della vita, qualsiasi persona si trova a dover combattere contro qualcosa che viene da dentro o da fuori; e la musica, forse, è uno dei pochi strumenti che l'essere umano utilizza per sentirsi parte di qualcosa; per essere in pace con l'ambiente circostante e non solo.
La musica viene inoltre utilizzata per molto altro: per spiegare attraverso un linguaggio qualcosa che non sapremmo fare a parole, per ricongiungerci con qualcuno, per liberarci di sentimenti che che tenevamo dentro da troppo tempo, per tenerci compagnia nei momenti di solitudine.
Innumerevoli volte ci siamo trovati soli a casa o in macchina e abbiamo acceso la radio, facendo partire la nostra playlist preferita, isolando tutto quel silenzio che c'era fuori e che non volevamo assolutamente lasciare entrare, perdendoci nelle parole di conforto del nostro cantante preferito e le mani ben salde del musicista.
Ci lasciamo trasportare dalla musica e dal suo potere e lo facciamo perché essa ci circonda; ne veniamo avvolti perché è sempre intorno a noi e quando non c'è, il vuoto é tanto da farci andare alla ricerca di qualcosa che produca suono.
La musica c'è sempre ed è sempre esistita: essa inizia col suono, ma ciò che rende il suono musica è la ripetizione dello stesso. La musica è un linguaggio universale che accomuna tutti gli esseri umani, ci unisce, ci salda, attraverso di essa creiamo un legame importante con chi ci circonda. Ascoltare della musica insieme ad un'altra persona dilata il senso di unione e di appartenenza. La musica è connessa ai nostri sentimenti tanto che, quando ascoltiamo una canzone in lingua straniera riusciamo a capire se questa è triste o felice.
Il modo però in cui la musica viene percepita è una qualcosa che decide l'individuo, chi ascolta, poiché il modo in cui la percepiamo viene dettato da qualcosa che c'è prima di noi: la nostra cultura, che infatti cambia da società a società.
Per esempio la scala maggiore, in occidente, è correlata a sentimenti felici; quando ascoltiamo una melodia in maggiore, indipendentemente se c'è un testo, la affianchiamo inevitabilmente alla gioia; ci fa pensare che quel motivo ci stia comunicando qualcosa di allegro, di festoso. La questione cambia se ci spostiamo in oriente in cui la scala maggiore richiama sentimenti tristi poiché musiche del genere vengono utilizzate per i riti funebri. Al contrario la scala minore, che in occidente suscita sentimenti tristi, in oriente richiama quelli felici.
Ciò che per noi è rumore, per altri viene considerato musica, e ciò è dettato dalla società in cui ci troviamo. La società ha costruito nei secoli la musica; ma soprattutto il modo in cui essa viene percepita. Ciò che conferisce ritmo al suono diventa musica, il canto ritmico degli uccelli, per i Kaluli, è considerato musica; in occidente invece viene percepito quasi come un rumore prodotto da questi animali per comunicare tra di loro.

In ogni cultura la musica è presente da secoli ma è la società a decidere cosa è MUSICA e cosa questa ci vuole comunicare se sentimenti di gioia o di tristezza.
La musica oltre a darci innumerevoli benefici funge da strumento per capire ed accogliere gli usi e i costumi di una cultura diversa dalla nostra.
La musica ci accomuna, ci avvicina e ci unisce tutti in tutte le parti del mondo. La musica è un linguaggio universale: è di tutti; ciò che non è universale è il modo in cui questa viene percepita.
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