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Volti: le immagini di una maschera

  • Katia
  • Feb 18
  • 2 min read

Secondo lo storico dell’arte Hans Belting, la mimica fa sì che il nostro volto cambi in relazione alle nostre azioni, creando diverse espressioni che si configurano come maschere, piuttosto che rivelare un presunto “vero” viso. Si è soliti pensare alla maschera e al volto come due elementi da mettere in contrapposizione. Si attribuisce, infatti, la natura di icona solo alla maschera, ignorando però tutta quella serie di immagini che vengono prodotte dal volto; la parola greca PROSOPON, indica entrambi suggerendo una connessione e non una contrapposizione. Il volto, attraverso la sua espressività dei gesti produce delle maschere e in questa prospettiva non basta che questo indossi una maschera artefatta, è già esso una maschera in scena.


Emil Nolde, Maschere
Emil Nolde, Maschere

Persino l’occhio umano ha un ruolo fondamentale nella percezione di un viso, in base allo spazio ottico che c’è fra noi e l’altra persona si chiarisce l’intensità con cui rileviamo una faccia. Ed è proprio per l’occhio umano e più precisamente per chi ci si trova di fronte che i volti diventano maschere per rappresentare ciò che la società vorrebbe che una persona fosse, ma è quando ci si pone davanti allo specchio che questa concezione si fa ancora più nitida e ciò avviene perché davanti ad esso si ha un momento di tensione che traspare nella superficie riflessa e rispecchia ciò che siamo e ciò che la società ci impone di essere. L’estrinsecazione del viso è un insieme in cui agiscono a turno mimica, sguardo e voce, il rapporto di questi tre fattori fa della faccia non un riflesso ma un palcoscenico in cui questi tre elementi attuano una messa in scena. Il soggetto in quanto persona è portato ad indossare una maschera per il bisogno di manifestarsi per come non è o meglio per adombrare il suo vero essere. La maschera, nella maggior parte dei casi vela ciò che si cela all’interno dell’individuo perciò si indossa una maschera differente per ogni situazione che si è portati a vivere, ad esempio se si DEVE essere gioiosi si indossa un tipo di maschera diversa da quella che si indosserebbe all’interno di una situazione in cui il contesto impone di essere tristi o arrabbiati. Questo ragionamento ci porta ad una questione essenziale, come possiamo conoscere o riconoscere l’essere di una persona se questa indossa una maschera? Ciò è possibile solo se pensiamo ad un discorso che parte dalla maschera stessa e a ritroso si lega al volto. Riconosciamo l’essere di una soggetto dalla scelta della maschera che esso indossa, chiedendoci del perché questa invece che un’altra. Solo questo può portarci a riconoscere il vero “io” di un individuo.

“Mi domando se la persona non debba pensarsi come proprietaria di un magazzino di maschere da indossare per gli altri, sapendo che questo è un modo di rispettarli ed essere per loro, non per se stessi”(A.Pizzorno)

KF


fonte(Hans Belting, facce una storia del volto, Roma, Carrocci editore - Alessandro Pizzorno, sulla maschera, Bologna, il mulino)

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